INDAGINE SULLA NATIMORTALITA’ DELLE IMPRESE DEI SETTORI COMMERCIO E TURISMO OPERANTI IN SARDEGNA, RELATIVA ALL’ANNO 2017
La Sardegna continua a registrare un dato allarmante, la moria delle aziende operanti nel settore del commercio e turismo. Viene confermata anche per il 2017 la tendenza registrata negli ultimi anni che ha spazzato via i timidi segnali di ripresa registrati nel primo semestre del 2015.
Infatti, pressoché in tutti i settori minoritari, fatta eccezione per il settore ricettività, risultano saldi negativi tra iscrizioni e cancellazioni.
Questo è quanto risulta dall’indagine condotta dal centro studi della Confesercenti Regionale della Sardegna, sulle iscrizioni e cancellazioni delle imprese, registrate nelle quattro Camere di Commercio dell’Isola.
Nel corso del 2017, relativamente ai settori commercio e turismo, hanno chiuso i battenti ben 3.390 attività; tale dato in parte attenuato dalle 1.675 nuove aperture, determina un saldo negativo di ben 1.715 esercizi, circa il 3,4 % del totale delle imprese attive.
Con le sue 1.236 iscrizioni e 2.615 cancellazioni, è il settore Commercio a soffrire di piu’ perdendo in un solo anno oltre il 3,6 % delle imprese attive (-1.379).
Più contenuta in percentuale la perdita del settore Pubblici Esercizi, che registra un saldo negativo di 347 unità (- 3,1) frutto di 394 iscrizioni e 741 cancellazioni.
Un piccolo incremento invece per il settore Ricettività che con 45 iscrizioni e 34 cancellazioni registra un incremento di 11 aziende (+ 0,8 %).
Vediamo comunque nel dettaglio, per i settori oggetto della rilevazione, i dati relativi alle quattro provincie storiche della Sardegna:
Commercio 2017:
La provincia di Cagliari (17.869 imprese attive), con 547 iscrizioni e 939 cancellazioni, ha registrato un saldo negativo di 392 attività, – 2,2 %.
La provincia di Nuoro (5.671 imprese attive), con 181 iscrizioni e 293 cancellazioni, ha registrato un saldo negativo di 112 attività, – 2,0%.
La provincia di Sassari (11.737 imprese attive), con 416 iscrizioni e 1.234 cancellazioni, ha registrato un saldo negativo di 818 attività, – 7,0 %.
La provincia di Oristano (3.044 imprese attive), con 92 iscrizioni e 149 cancellazioni, ha registrato un saldo negativo di 57 attività, – 1,9 %.
Somministrazione 2017:
La provincia di Cagliari (4.232 imprese attive), con 118 iscrizioni e 235 cancellazioni, ha registrato un saldo negativo di 117 attività, – 2,8 %.
La provincia di Nuoro (1.988 imprese attive), con 78 iscrizioni e 101 cancellazioni, ha registrato un saldo negativo di 23 attività, – 1,2 %.
La provincia di Sassari (3.980 imprese attive), con 169 iscrizioni e 350 cancellazioni, ha registrato un saldo negativo di 181 attività, – 4,5 %.
La provincia di Oristano (845 imprese attive), con 29 iscrizioni e 55 cancellazioni, ha registrato un saldo negativo di 26 attività, – 3,1 %.
Turismo ricettività 2017:
La provincia di Cagliari (403 imprese attive), con 13 iscrizioni e 10 cancellazioni, ha registrato un saldo positivo di 3 attività, + 0,7 %.
La provincia di Nuoro (352 imprese attive), con 9 iscrizioni e 5 cancellazioni, ha registrato un saldo positivo di 4 attività, + 1,1 %.
La provincia di Sassari (490 imprese attive), con 23 iscrizioni e 16 cancellazioni, ha registrato un saldo positivo di 7 attività, + 1,4 %.
La provincia di Oristano (68 imprese attive), non ha registrato nuove iscrizioni, ma ci sono state 3 cancellazioni, ha registrato un saldo negativo di 3 attività, – 4,4 %.
Riportiamo di seguito le tabelle riassuntive dell’indagine:
COMUNICATO STAMPA
SARDEGNA: COMMERCIO 2017 AL TRACOLLO, CHIUDONO 3390 ATTIVITA’.
MAGLIA NERA A SASSARI CON -7%.
RICETTIVITA’ TURISTICA IN STALLO.
In caduta libera, come mai negli ultimi anni, nel 2017 sono stati tantissimi i commercianti sardi che hanno abbassato definitivamente la serranda della propria attività. Ben 3390 aziende del commercio e del turismo hanno cancellato la propria iscrizione al registro delle imprese, a fronte di 1675 nuove iscrizioni. Un saldo negativo del -3,4%, che supera anche il dato del 2016 che si era attestato sempre negativamente al -2,8. Numeri drammatici che raccontano una situazione che non corrisponde affatto ai proclami di ripresa economica, almeno non per l’Isola.
Il numero più drammatico è quello registrato a Sassari con un saldo negativo del -7% nel commercio e -4,5% nella somministrazione. Segue Cagliari con -2,2% nel commercio e 2,8 nella somministrazione. La ricettività turistica registra a Oristano il saldo negativo più importante: -4,4%, per il resto dell’Isola resta in stallo non lasciando presagire positività.
Tutte serrande abbassate che rappresentano un macigno insopportabile da sostenere, soprattutto nelle città capoluogo dove oramai vi sono tanti rioni privi dei servizi più essenziali: sono sparite le attività commerciali, dai negozi di alimentari ai pubblici esercizi, e questa è la situazione che si presenta all’orizzonte di tutte le aree più decentrate (e non) delle città, nonché, di tutti i piccoli centri.
“Stiamo assistendo ad una vera e propria desertificazione dei centri urbani. L’assenza di attività commerciali nei centri storici la dice lunga sulla difficoltà che le attività commerciali e artigianali riscontrano a stare sul mercato in aree marginali della città così come, purtroppo, in tutti i centri minori dell’isola- afferma Gian Battista Piana, direttore Confesercenti Sardegna – la politica dovrebbe almeno a posteriori riconoscere che questo è il risultato della totale indifferenza verso il comparto che ha caratterizzato l’attività politico-amministrativa di tutte le amministrazioni ai vari livelli. Parliamo di settori vittime non solo della crisi ma anche e soprattutto dell’assenza di qualsiasi intervento concreto in materia di abusivismo, oltre che, della totale assenza di scelte coraggiose in materia di programmazione.”
Ne è un esempio clamoroso la normativa regionale che regolamenta il settore dei pubblici esercizi. “Pensiamo alla situazione specifica dei Bar –aggiunge Piana – da anni chiediamo interventi in questa direzione; ricordiamo che la normativa, oltre a stabilire che il rilascio delle autorizzazioni per la somministrazione di alimenti e bevande non può essere subordinato ad alcun contingentamento numerico (art. 2 direttive regionali), afferma il dovere dei comuni di promuovere l’equilibrata dislocazione (…) delle attività di somministrazione al fine di assicurare che tutte le zone siano adeguatamente servite. Di fatto in quasi tutti i comuni dell’isola, invece, si è deciso di non decidere, licenziando atti programmatori che in sostanza consentono le aperture in modo indiscriminato e soprattutto politicamente più “comodo”.”
Eppure il commercio cittadino ha una funzione fondamentale per la vita delle città “Da sempre abbiamo sostenuto che il commercio ha una insostituibile funzione in termini di elevazione della qualità della vita in quanto capace da sempre di sprigionare una forza equilibratrice di tutta la vita sociale e condizionare le stesse funzioni delle città e con essa i comportamenti singoli e collettivi – interviene Roberto Bolognese, presidente Confesercenti Sardegna – e mentre il commercio di vicinato continua a vivere un dramma sempre più profondo, prendiamo atto che la GDO di contro si espande e continua a conquistare nuove fette di mercato. Appare dunque quanto mai necessario mettere mano ad una nuova legge regionale sul commercio con i tanto auspicati vincoli urbanistici per ristabilire quel minimo di equilibrio tanto evocato nei principi della normativa specifica.”
“A nostro avviso la classe dirigente dovrebbe partire da qui e maturare la convinzione che settori come il commercio e l’artigianato necessitano di un vero e proprio piano straordinario di intervento, di una azione politica a sostegno che riconosca il ruolo sociale che essi esercitano – concludono Piana e Bolognese – l’alternativa non può che essere una sola: il deserto, e con esso un incremento dei costi sociali che esso determina.”
Cagliari, 1 febbraio 2018